primula

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Un segno di primavera

giovedì 4 maggio 2017

Soggetto per un romanzo

Visto che pateticamente mi diletto a sognare un futuro da scrittrice, ho elaborato il soggetto di un romanzo. Ve lo propongo qui sotto. Si accettano commenti, pareri, idee.


Per ragioni fortuite sono entrata in possesso della trascrizione (fatta da una nipote) delle lettere originali che un uomo della Valchiavenna, emigrato in Argentina alla fine del 1924, ha mandato alla moglie e ai due figli piccoli rimasti al paese. Le lettere sono datate dal 1925 al 1935 (all'inizio sono più frequenti, poi si diradano) e permettono di ricostruire la vicenda di Gilberto Tacchini, emigrato in Argentina, come altri suoi parenti e compaesani, per far fronte ai debiti della famiglia e cercare fortuna. Nonostante Gilberto si sposti di continuo per fare lavori temporanei, umili e pesanti (nei forni, dove si cuociono mattoni, oppure alla "coseccia", ossia alla raccolta del mais e del lino), all'inizio è ottimista. Manda spesso soldi a casa. E' convinto che in Argentina si possa vivere meglio e chiede e spera che la famiglia lo raggiunga presto. Nelle lettere successive si colgono, tuttavia, segnali di difficoltà e disagio. Nel 1929, con la crisi economica mondiale, l'Argentina sprofonda nella miseria e Gilberto Tacchini non riesce più a trovare lavoro: non manda più soldi a casa e diventa impossibile per lui racimolare quelli necessari per il viaggio di ritorno. Nel frattempo la moglie, Giuseppina Pilatti, rimasta in Valchiavenna, in virtù del fatto di essere figlia di un ferroviere, ottiene un lavoro in ferrovia al casello. Ha una relazione con un uomo del posto e, dopo una gravidanza tenuta nascosta, intorno al 1930 partorisce un bambino morto. Con la speranza di non creare scandalo al paese e con la complicità della suocera, che vive con lei, cerca di dargli sepoltura di notte nel cimitero di Campo di Novate Mezzola. Le due donne vengono viste e denunciate. Non vengono condannate ma la giovane perde il posto in ferrovia. Continua la relazione con l'uomo, anche perché questi rimane l'unica fonte di sostentamento per la famiglia. Da questa relazione, ormai stabile e consolidata, nel 1934 nasce un bambino e nel 1940 una bambina. L'ultima lettera del marito Gilberto Tacchini è datata 7 luglio 1935. Il silenzio che segue testimonia probabilmente la scoperta della verità da parte dell'uomo e la delusione che prova. Molti compaesani si trovano, infatti, in Argentina e sono in contatto tra loro. E' emigrata, fra l'altro, la sorella di Gilberto, Maria, che lui detesta. Non hanno scambi e, quando lei ritorna nel 1932 in Valchiavenna, Gilberto non vuole che frequenti sua moglie. In paese si vocifera che sia tornata con la sifilide. Si ammala e muore di lì a poco. Anche il cognato Emilio Pilatti, fratello della moglie, si trova in Argentina dal 1913 e sembra che riesca a fare fortuna, come i fratelli Ettore e Achille che lo raggiungono in seguito. Anche con loro, tuttavia, non ci sono rapporti. Gilberto Tacchini rimane un uomo solo, isolato e testardo, la cui unica colpa è forse però solo quella di aver sbagliato i tempi del viaggio della fortuna. Muore di stenti in Argentina nel 1942, all'età di 47 anni. Nello stesso anno Giuseppina Pilatti, diventata ufficialmente vedova, sposa il padre dei suoi ultimi due figli. Le lettere di Gilberto Tacchini ritrovate dalla nipote (figlia del secondo figlio avuto da Giuseppina Pilatti con Gilberto Tacchini) permettono a quest'ultima di conoscere e apprezzare in qualche modo il nonno, di cui in famiglia non ha mai saputo nulla, se non che era emigrato e morto in Argentina.

I personaggi principali sono Gilberto Tacchini e Giuseppina Pilatti.
Per entrambi la motivazione è sopravvivere e provvedere alla famiglia.
I mezzi che hanno a disposizione sono molto diversi, trovandosi l'uno emigrato in Argentina e l'altra sola con i figli e la suocera al paese in Valchiavenna.
La posta in gioco è la vita stessa.
La storia di entrambi è raccontata dal narratore in modo speculare al di qua e al di là dell'Oceano ed è scandita dalla trascrizione fedele di alcuni passi delle lettere che Gilberto manda a Giuseppina.

Ne vorrei trarre un affresco di quel periodo, narrato in modo avventuroso e coinvolgente, un po' alla Isabel Allende, tanto per avere un riferimento che apprezzo per questo genere di storie.