primula

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Un segno di primavera

giovedì 6 aprile 2017

Il mio primo racconto

Poiché che mi sono definita presuntuosamente scrittrice, il minimo che posso fare è pubblicare qui un racconto. Trattasi della mia prima prova. Abbiate comprensione. Il tema poi non è dei più leggeri.


Il carapace

Non penso mai alla mia morte. Se dovessi immaginarla, vorrei che fosse come quella toccata alla mia nonna materna. Vorrei che avesse le stesse modalità e i medesimi effetti nelle persone che sono rimaste dopo di lei. 
Mia nonna Tina è morta nel primo pomeriggio di una assolta giornata di luglio. È morta nel suo letto, in quella che noi chiamiamo la stanza del vescovo (per l'enorme testata del letto), nella casa di pietra in montagna. La grande casa, allora già ristrutturata e parcellizzata, che un tempo era stata dei miei bisnonni e che ha sempre rappresentato un punto di riferimento delle nostre lunghe vacanze estive. Mia nonna Tina è morta mentre faceva la siesta dopo pranzo. Negli ultimi tempi si stancava facilmente e faceva la siesta. Un'abitudine acquisita quando la malattia che aveva e il cortisone che prendeva l'avevano ridotta a una tartaruga, piegata sotto il suo guscio. 
L'abbiamo trovata distesa nel suo letto. La faccia ieratica. Le ciabatte appaiate ai piedi del letto. Il comodino con poche cose in ordine. Nessun indizio che si sia sentita male, che abbia cercato aiuto o presagito la fine. Semplicemente il suo grande cuore si è fermato. 
Per noi, certo, è stato un choc trovarla così ferma e senza vita. Io però non ho avuto paura. Mi sono allungata di fianco a lei e ho cercato di tenerla legata ancora un po' alla nostra intimità, di sentire per l'ultima volta il suo profumo di fiori e di fresco. Il profumo di mia nonna, che infinite volte si era coricata con me quando ero piccola ma anche quando ero grande e malata. Tutte le volte che ne avevo bisogno. In quel preciso istante ho capito che quello che abbracciavo era solo l'ingombrante involucro di mia nonna Tina. La sua essenza, compreso il suo profumo di fiori e di fresco, stava evaporando in una nube che viaggiava verso l'alto, per poi espandersi e diffondersi in ogni molecola d'aria. 
Mia nonna Tina ora è in ogni luogo. La sua morte non mi ha dato dolore, perché si è solo liberata del suo carapace. Sarò in grado anch'io di morire così? Non ho la sua grandezza esemplare. Mi lamento troppo. Sto cercando di imitare il modello, ma è dura. Riuscirò mai a essere per i miei figli e i miei nipoti il solido approdo che era lei? Sarò capace di essere presente a loro in spirito, anche quando il mio corpo si trasformerà in un guscio vuoto? 

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