Belli,
abbronzati, freschi di taglio di capelli, i miei pupetti, rientrati dalla
Valle, sono venuti a trovarmi in ufficio. Il piccolo chiedeva ripetutamente
della C., la mia capa tedesca, che, grazie ai miei racconti serali, incarna
nella sua immaginazione una sorta di "uomo nero", colei che cazzia la
mamma quando arriva in ritardo e non concede mai nulla, rispondendo un
inappellabile "nein" a ogni richiesta. Pumino, per la precisione, voleva venire da casa
con la sua spada di plastica e combattere con la C. per difendere le ragioni della
sua genitrice e riscattarla da tante umiliazioni. Ma arrivato sul luogo di
lavoro si è un po' intimidito ed è stato abbastanza facile sviarlo dai suoi
propositi. Si è limitato a gridare in faccia all'altra capa, il direttore del
giornale, che inavvertitamente l'ha chiamato piccolo: "Non sono piccolo,
sono grande!". Poi ha detto che aveva fame e voleva andare a mangiare la
pappa. Interpellato sui suoi gusti ha riferito alle colleghe che ama
particolarmente i raviolini e i pomodori. E con questo si è congedato.

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