primula

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Un segno di primavera

martedì 31 gennaio 2012

Solo un gioco non è

La passerella è posta al centro della sala, fende il folto pubblico stipato sugli spalti ed è alta più di mezzo metro. La musica è assordante, ritmata e coinvolgente. Come nelle più blasonate sfilate di moda per adulti, al termine della pedana c'è la "buca" dei fotografi, ammassati lì per catturare la posa migliore, quella più accattivante. Il pubblico è attento, non perde un'uscita e regala applausi crepitanti ai baby modelli più carini, disinvolti o buffi, come una mulattina dai lineamenti perfetti e dalla cofana di capelli crespi cotonati e spinti all'insù per un'altezza inaudita, maggiore della sua stessa statura di quattrenne o giù di lì. Se vi capita l'occasione e pensate di far sfilare i vostri figli, magari una volta soltanto, per gioco (anche io del resto ci ho pensato, considerando belli come il sole i miei pupetti e lavorando in questo mondo), sappiate che solo un gioco non è. Ho assistito ai baby-défilé con cui le aziende della moda bimbo presentono a compratori e stampa le nuove collezioni nell'ambito del più importante salone mondiale del settore e mi sono persuasa di ciò. La sfilata è davvero un momento adrenalinico, in cui il pargolo non può non sentirsi un dio, solo per il fatto di essere lì, ammirato e appludito. Prevede inoltre, immagino, le prove, il trucco e il parrucco, l'eccitazione delle mamme, dei parenti e degli amici. L'aspetto più deteriore è proprio quello rappresentato dalle mamme-accompagnatrici. Di solito non lavorano e quello di portare i figli ai casting, agli shooting e alle sfilate è diventato il loro lavoro, convinte che quella del baby modello sia pur sempre una carriera da coltivare! Non hanno una vita professionale propria e vivono dei successi dei figli, esclusiva e preoccupante unica proiezione di sé. Vedendole impegnate al salone della moda bimbo a spronare i figli, mi veniva voglia di dirgli: "Ma mandateli a scuola!". Sono una parruccona, tipo mulattina con cofana? Forse sì. Ma mi piace pensare che Pupi oggi sia a scuola, dove festeggia Don Bosco andando al cinema parrocchiale e mangiando pane e salame (questo infatti prevedeva il programma della giornata) e non sotto i riflettori, dove - qualunque cosa si dica per compiacenza - non può che rafforzarsi ulteriormente il messaggio già così presente nella nostra società odierna: che l'apparire sia più importante che essere.

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