primula

primula
Un segno di primavera

mercoledì 29 febbraio 2012

Downshifting

Recentemente, leggendo un articolo su una rivista, sono rimasta affascinata dalla parola downshifting e soprattutto da quello che significa. Downshifting vuol dire più o meno scalare la marcia, privilegiare un modo di vivere più semplice, che per molti si traduce nell'abbandonare il lavoro full time e stressante in città per fare scelte "altre": trasferirsi in Paesi in cui si vive con poco, viaggiare di continuo facendo lavoretti occasionali oppure ristrutturare un casale in campagna e coltivare la terra. Le storie raccontate nell'articolo erano tante. Alcune, per la verità, non reggevano molto (ad esempio si parlava delle scelte alternative di una Marzotto, figlia del conte Pietro che francamente... Fatemi il piacere! Fossi figlia del conte Marzotto, anch'io farei faville!!!). Comunque l'argomento è alquanto seducente. Anch'io vorrei avere una vita più umana, tempi più distesi, la possibilità di fare cose solo per il piacere di farle: quanto mi piacerebbe, ad esempio, seguire personalmente i lavori di ristrutturazione della casa che stiamo per acquistare (sempre che riusciamo a vendere la vecchia!). Io adoro occuparmi di interior design, scegliere arredi e complementi e invece dovrò fare tutto di corsa, come al solito, senza informarmi, confrontare, andare, vedere, toccare... Grrr... Che nervoso!  Oppure mi viene in mente, così a casaccio, che bello sarebbe seguire un corso di danza contemporanea come facevo da ragazzina (magari non in costumino!) oppure, che ne so, appassionarmi a qualcosa e assecondare questa inclinazione senza ritegno. Più che di nuovi orizzonti (non mi sentirei di anadre lontano: i bambini ti radicano in un posto, qualsiasi esso sia, pure l'hinterland milanese con il suo smog), avrei bisogno di nuovi stimoli e del tempo per coltivarli. Sarebbe un sogno! Ma come si fa a lasciare il lavoro? Io sono troppo valtellinese per un salto nel vuoto come questo. Sono stata geneticamente programmata per conquistarmelo e tenermelo stretto il posto io. E downshifting rimane una parola esotica e affascinante.

martedì 28 febbraio 2012

Spavalderie tipicamente maschili

Sono già due le volte in cui, cambiando il pannolino a Pumino, assisto incredula a piccoli e precoci episodi di vanità ed esibizionismo tipicamente maschili. Il nostro, genitali all'aria, con la manina solleva allegramente il pisellino verso l'alto a ripetizione, dicendo ogni volta: "Topolino!". Un sorriso malizioso e fossettato accompagna l'azione di chi sembra già consapevole che non è prerogativa di tutti maneggiare tale morbida appendice. Tanto è vero che, di lì a poco, Pumino ti spiega con aria didascalica e sussiegosa: "Io pisellino, Pupi patatina". E da qui parte un excursus su chi in famiglia è dotato dell'uno o dell'altra.

lunedì 27 febbraio 2012

Grassa!

Oggi mi sento grassa! Ho anche messo le scarpe con il tacco più alto che ho (pochi centimetri per la verità, considerato che devo correre a prendere il treno due volte al giorno e pure salirci sopra etc. etc. etc.) per sentirmi slanciata. Ma niente da fare. Mi sento solo pesante e sgraziata come un elefante sui tacchi. Due giorni a casa a curare Pumino, più altri due in Valtellina mi hanno dato il colpo di grazia: ai chiletti messi su con brioche e cappuccino consolatorio ed energizzante durante l'inverno (con l'idea che meglio mangiare adeguatamente che soccombere tra lavoro e famiglia impegnativi) si è aggiunto qualche etto in più dovuto a un regime alimentare (la cucina valtellinese) pensato più per tagliaboschi e spalloni (quelli che facevano contrabbando con la Svizzera portando sacchi di caffé sulle spalle, come tramanda nonno Lovi) che per impiegati degli anni Duemila. Insomma, sono messa male. C'è troppa roba intorno ai miei fianchi. E smaltire la ciccia in eccesso quando non hai più il metabolismo dei vent'anni è un casino, come ha graziosamente sottolineato anche Crissy, il mio super salutista e impietoso marito, dicendo: "Guarda che non ti fanno bene i chili in più: se sei così adesso, poi è finita!". Devo correre ai ripari. E in fretta. Il sole e le temperature più miti di questi giorni evocano la primavera. Mio dio, la stagione in cui non ti puoi più nascondere dentro una morbida maglia oversize e un piumino lungo. Presto sarà tutto ben in vista...

martedì 21 febbraio 2012

Uomini che non omaggiano le suore

Ci sono cose che gli uomini proprio non sanno fare. Tipo "omaggiare" la suora che ogni giorno accoglie i bambini della scuola elementare, privata e cattolica, frequentata dalla Pupette. E' Crissy che di solito accompagna la bambina: entrambi iniziano presto la mattina, a differenza di me e Pumino che possiamo prendercela un po' più comoda. Va bene che si ha fretta la mattina, va bene che non si ha troppa dimestichezza con i religiosi e la religione in genere, va bene che la Pupette è una ragazza affidabile, ma è mai possibile che in sei mesi di scuola sei Crissy non abbia mai avuto uno scambio verbale, anche solo veloce e superficiale, sulla Pupette con la suora che l'accoglie la mattina e le insegna religione? Questa settimana, per esigenze tecnico-tattiche, ho portato io Pupi a scuola e ho colto il desiderio della religiosa di conoscerci e parlarci della bambina. Dal racconto di un piccolo episodio del giorno prima, abbiamo iniziato a confrontarci sull'alunna. Ne emerso un bel quadretto (non ne avevo dubbi!). Ma soprattutto ho avuto modo di presentaci alla suora come famiglia e di "omaggiarla" nel suo ruolo di insegnante e guida spirituale della scuola. Niente di che. Normale amministrazione dei rapporti sociali e scolastici. Ma gli uomini, si sa, su certe cose proprio non ci arrivano... O è il mio in particolare? Suor Antonietta mi è sembrata affabile e incline a socializzare. Non so spiegarmi come si sia posto Crissy in questi mesi quando si affacciava all'ingresso del salone... Un mistero... Forse ateismo, darwinismo e anti-clericalismo spinto trasparivano suo malgrado dal viso in un'espressione del tipo "vade retro suora", mentre salutava con un sorriso e un bacetto la Pupette sulla porta? Perché i due non hanno legato? Sarà passato il messaggio che a noi di lei e dell'orientamento cattolico-salesiano non importa più di tanto e che la scelta della scuola è stata motivata dalla buona reputazione dell'istituto e dall'orario lungo? Che figure! Meno male che oggi, con la mia cordialità e le mie parole lusinghiere, ci ho messo una pezza!

lunedì 20 febbraio 2012

Una data storica

Tra domenica 19 (S. Mansueto!!!) e lunedì 20 febbraio (S. Eleuterio) Pumino ha dormito tutta la notte nel suo lettino: una data storica, che ci aspettiamo rappresenti l'inizio di una nuova era. E' stato bello, rigenerante e appagante - come una giornata alla spa (ma chi l'ha fatta mai!) - dormire senza interruzioni per l'intera notte. Si inizia la settimana con uno spirito diverso! Anche se siamo messi un po' male dal punto di vista organizzativo this week (Pumino in convalescenza, nonni partiti per la riviera delle Palme, beati loro, tata malata, Pupette a casa giove e vene per vacanze di Carnevale!?!), sento che, con qualche espediente tecnico-tattico della serie "ci si arrabatta come si può" e qualche apporto esterno (S.O.S Nonno della Valle), possiamo farcela!

venerdì 17 febbraio 2012

Stracotti e brasati

Nessuna ricetta di secondi piatti di carne. Qui si tratta della condizione esistenziale in cui si trova un po' tutta la famiglia. Siamo stanchi e provati. Da un inverno troppo lungo e dalle temperature troppo rigide nelle ultime settimane. Dal fatto che si è stati troppo a lungo a casa, senza muoversi e svagarsi. Ora la morsa del freddo sembra essersi allentata. C'è il sole ma pure il vento traditore e... Pumino è di nuovo malato. Non ha completato due settimane al nido dalla guarigione della precedente malattia! E così, dopo una settimana "dormita male" (vedi post precedenti), in cui già di mercoledì sentivo la stanchezza del venerdì e via peggiorando, stanotte c'è stata la mazzata finale: Pumino, nel lettone accanto a me (Crissy - trapunta, cuscino e sveglia sotto braccio - si è trasferito sul divano in soggiorno in cerca di requie a tempo indeterminato), non riusciva a prendere sonno per la febbre e la tosse. Povero. Ogni cinque/dieci munuti chiedeva l'acqua e allora accendi la luce, passagli il bicchiere, ritira il bicchiere, spegni la luce, coprilo e incoraggialo con un "adesso nanna". Lo strazio è proseguito fino alle due o le tre. Al che, sentendolo davvero troppo caldo, è scattato il momento del ricorso alla supposta di Tachipirina, con Pumino che si dimenava nel lettone cercando di sottrarre il culetto all'odiosa operazione. Mammina indefessa ha fatto le mosse giuste e dopo un'altra mezzoretta di calvario Pumino si è finalmente addormentato e io pure. Stamattina però mi sento uno straccio. Brioche con cremina all'uovo più cappuccio (in deroga ai miei propositi di contenimento delle calorie!) mi hanno tirata un po' su ma... addà passà 'a jurnata!

mercoledì 15 febbraio 2012

Quercia e bambù

Questo post lo voglio dedicare alla Pupette, una splendida bimba di sei anni, che appare un po' in ombra in questo blog, alimentato prevalentemente dai pezzi sulle conquiste e sulle esigenze del piccolo di casa, principale oggetto di studio antropologico, trovandosi nell'accellerata e stupefacente fase di crescita dei due anni e tre mesi. Pupi dovete immaginarla slanciata e flessuosa come un bambù, ma al contempo solida e con i piedi per terra come una quercia. E' infatti molto alta per la sua età, magra come un'acciughina ma tutto sommato armoniosa e coordinata (tranne quando si dimena giocando sul lettone con papà, brandendo i suoi lunghissimi arti come armi improprie). Il musetto è assai grazioso e gli occhi sanno essere grandi e vivaci. Caratterialmente è un panzer: concreta, razionale, determinata, orgogliosa, permalosa e decisamente leader. Le piace infatti condurre le danze quando gioca con le sue compagne e amichette e mal sopporta chi dimostra la stessa predisposizione al comando (alla scuola materna si scontrava quotidianamente con tale Gaia: "due galli nel pollaio" le aveva definite la maestra). E anche quest'anno, che è in prima elementare (anche se non si chiama più così), i suoi racconti serali vertono prevalentemente sui piccoli conflitti avuti con le compagne più "cape toste" durante l'intervallo ("Poi la Matilde ha detto... E la Ginevra ha risposto..."). Per il resto, nulla da segnalare: va super volentieri a scuola, adora la sua maestra, dimostra entusiasmo per ogni iniziativa (così era scritto anche sulla pagella appena ritirata), è vivace e gioiosa, matura e comprensiva, non dà alcuna preoccupazione. Salvo il fatto che cresce troppo velocemente. Come il bambù conquista centimetri quasi a vista d'occhio e sembra non fermarsi mai.

martedì 14 febbraio 2012

Valentine's Day

Nel giorno di San Valentino (dopo una nottata che definire tormentata è poco!) ho deciso: contravvengo al patto di dedizione incondizionata stretto con il mio giovanissimo amante paffuto e biondo. Patato (o Pumino, come preferisci) la notte non verrò più da te! Non mi accascerò più penosamente nel tuo micro-letto montessoriano! Hai tutto il mio cuore ma non puoi soggiogarmi e ridurmi così! Il tuo vizietto deve finire. Devi imparare a dormire nel tuo lettino da solo. Lo so che sei un patato e ti piace il contatto fisico e il tepore e la fiducia che evidentemente sa infondere il mio corpo vicino al tuo. Ricordo che anch'io amavo dormire nel lettone con i miei genitori. Fino alla scuola media o giù di lì mi sono presentata quotidianamente nella loro camera la mattina prestissimo, implorando uno spazietto nel matrimoniale (Deve esserci qualcosa di genetico in questa attitudine... ). Ma il tuo papà nel lettone non ti ci vuole. E' fatto di un'altra pasta e, con te presente, non riesce a dormire bene per quelle 8-9 ore filate che gli servono ogni notte per essere un po' meno scorbutico e antipatico di giorno. Quindi rassegnati Patato: la strada verso l'indipendenza emotiva è lunga e accidentata ma forse parte da qui...

lunedì 13 febbraio 2012

Risvegli

Pumino è bello, intelligente e bravo (la sua mamma non potrebbe dirne altrimenti!). Ma ha un unico difetto, alla lunga un po' sfinente: i risvegli notturni. Quando era neonato si concretizzavano in poppate fuori orario che la sottoscritta, ahimè, non gli ha mai negato, se mai solo un po' contingentato. Ora che è più grandicello il vizietto permane con una/due sveglie per notte in cui chiama la mamma, invitandola con ferma decisione a coricarsi vicino a lui nel suo micro-letto montessoriano (quello basso e senza sponde per consentire al bambino di entrare/uscire a suo piacimento: una scelta su cui mi sono imposta a suo tempo). Nel cuore della notte, quando tutti dormono sonni beati, lui inizia il lamento: "Voglio mamma. Mamma vieni qui come me. Mammina, dove sei?". Aggiungendo anche cose più strutturate, in grado di metterti in discussione come genitrice, quando cerchi di ignorarlo girandoti dall'altra parte, tipo: "Questa mamma che non viene mai!". Allora senti il peso delle parole, ti chiedi quale sia il comportamento educativo più corretto e sei una donna in crisi sul da farsi. In ogni caso non puoi far finta di nulla (anche perché lui continua con il ritornello). Alla fine, temendo di causagli irrecuperabili traumi infantili, ti alzi e, senza neppure calzare le ciabatte, ti rechi nella cameretta e ti accasci penosamente nel micro-letto, rannicchiando le gambe. Stai contratta tutto il tempo necessario affinché il piccolo ricattatore possa esplorarti la faccia con le sue manine, traquillizzarsi, sospirare soddisfatto e riprendere il placido sonno. A quel punto, cerchi di sfilarti dall'incresciosa situazione. Senza fare rumore riattivi le gambe semi-paralizzate, ti alzi con maestria e torni nel lettone a stendere e scaldare le stanche membra, sperando - fortissimamente sperando - che i risvegli non si ripetano più fino al mattino. Una forma sublime di dipendenza e tortura notturna. Su cui non incasso neppure la solidarietà di Crissy, che commenta laconico: "Hai creato un mostro!".

venerdì 10 febbraio 2012

Pumino

Pumino è il nuovo nomignolo con cui in casa abbiamo preso a chiamare Patato, dopo che il duenne tutto serio, assertivo e didascalico ci ha detto qualche giorno fa: "Quando ero piccolo dicevo pumo. Adesso dico fffumo!". Bravo Pumino: i progressi della crescita è bene sottolinearli!

mercoledì 8 febbraio 2012

Ode al part-time

Ci sono giorni in cui tutto va bene e mi sembra che la nostra organizzazione famigliare regga. Va bene: i bambini li vedo solo la sera, ma meglio del tempo di qualità da trascorrere insieme che interminabili pomeriggi in cui loro magari fanno i capricci e io mi sento vuota e inadeguata. Va bene: si corre sempre e ogni emergenza è una corsa a ostacoli da superare, ma ce la possiamo fare. Va bene: non c'è mai tempo per se stessi o per riordinare un armadio, ma non sono queste le cose importanti. Ma ci sono anche giorni in cui lavorare tutto il giorno e fino a tardi mi pare crudele e insopportabile. Ci sono giorni in cui desidero più di ogni altra cosa essere una di quelle mamme che stanno fuori dalla scuola alle 15.30 ad aspettare i figli: vedrei la mia Pupette scendere gioiosa i gradini dell'edificio, chiacchierando con le sue amichette. Poi faremmo la strada verso casa con altre mamme e altre bambine. Faremmo la merenda al bar con cioccolata calda e panna, perché a volte è bello concedersi dei piccoli momenti di piacere. Andremmo poi a prendere Patato al nido e lo vedremmo tutto impegnato a pre-socializzare con i suoi compagni (pare che ieri si sia parato davanti a una bambina e le abbia detto: "Tu sei bella!") e poi tutti insieme accompagneremmo Pupi a danza, le metteremmo il costumino e le faremmo la codina, fissando i cappelli con le mollette. Il part-time renderebbe possibile tutto questo e farebbe di me la donna più soddisfatta e completa del mondo. Ma "Nein, nein, nein... Qui abbiamo bisogno di gente che lavora, lavora e lavora...": ha risposto all'ultima mia richiesta la capa tedesca. Qui di seguito trovate l'elogio al part-time scritto da un'altra mamma-blogger che condivide i miei stessi sentimenti e che alla fine la riduzione d'orario l'ha avuta. E io per un po' ho smesso di leggere il suo diario online per l'invidia, odioso ma umano sentimento! Come se fosse giusto prendermela con lei e non con chi non fa nulla per incentivare la conciliazione famiglia-lavoro e rendere migliore questa società!

già, vorrei il part-time. perché con il part-time smetterei di correre e inizierei a pensare, avrei più tempo per chiacchierare con lo hobbit grande e per ascoltare le rime di quello piccolo e li andrei a prendere all’asilo che quest’anno non è mai successo ma io lo so che loro se lo aspettano. con il part-time leggerei molto, ogni tanto chiuderei gli occhi, e tutti i mercoledì pomeriggio prenderei il tè con un’amica. con il part-time farei la crostata e un bagno caldo ogni tanto e sarei una persona migliore. con il part-time mi metterei persino la crema idratante.
con il part-time sorriderei e non avrei così spesso voglia di piangere e paura di cadere in pezzi.
con il part-time sarei più simpatica e sarei contenta, seduta al centro della redazione, invece di sentirmi sola e stremata. con il part-time sarebbe tutto più facile e anche il terzo hobbit sarebbe possibile.
vorrei il part-time perché sono stanca e non è giusto che io lo sia, almeno non così tanto. 
perché il part-time è un segno di civilità, di attenzione, di apertura, di ascolto, di mediazione, di fiducia, di impegno e di rispetto. perché il part-time in altri paesi è un diritto e una consuetudine, non un insulto, una forma di insubordinazione, una dichiarazione di resa.
vorrei un lavoro, il mio lavoro, part-time. ma non è possibile, dicono.
e così di part-time ho solo il marito.

martedì 7 febbraio 2012

Autocritica

Mi ha molto colpito un articolo di Antonio Polito uscito qualche giorno fa sul Corriere della Sera. In estrema sintesi, il giornalista sosteneva che "invece di fare i genitori ci siamo trasformati a poco a poco nei sindacalisti della nostra prole, sempre pronti a batterci perché venga loro spianata la strada verso il nulla". Polito si riferiva ai padri e alle madri appartenenti alla generazione dei baby boomer e a figli di 28 anni e più ancora "parcheggiati" all'Università, definiti qualche tempo fa da improvvidi rappresentanti del Governo "bamboccioni" e più recentemente "sfigati". Ma è possibile che tale atteggiamento iper-protettivo abbia fatto scuola e sia più che mai radicato anche in noi, genitori più giovani, figli praticamente dei baby boomer o giù di lì, alle prese con bambini ancora piccoli? Faccio autocritica. Certo i figli sono al centro delle nostre vite e in continuazione ci interroghiamo su cosa sia giusto o sbagliato per loro. Cerchiamo di iscriverli alle scuole migliori, ci preoccupiamo che facciano delle attività extra e che possano partecipare alle festicciole almeno dei compagni più graditi (anche se è un vero stress riuscire a mandarceli lavorando full time!). Li affidiamo alle cure esclusive dei nonni o della tata super fidata, quando non ci siamo, mentre tutto il nostro tempo libero è a loro dedicato. Cerchiamo faticosamente, a suon di permessi chiesti al lavoro, di essere presenti alle loro recite, saggi e feste varie, così come alle riunioni e ai colloqui a scuola. Ma stop. Le ingerenze e l'iper-protettivismo cerchiamo di evitarli. Si preparano tempi duri e come scrive Polito il rischio è che ne esca "rafforzato all'inverosimile un malinteso senso di protezione verso i nostri figli; malinteso perché in realtà tradisce una sfiducia collettiva nei loro mezzi, una paura di lasciarli nuotare con le loro forze e il prima possibile, che a sua volta contribuisce a deprimere la loro autostima, assuefacendoli all'insuccesso con il metadone di una potente giustificazione morale e sociale. Senza capire che l'unico vero antidoto all'ineguaglianza è la lotta del merito e del talento per emergere negli anni dell'educazione, affrancandosi così dalla condizione sociale, familiare o geografica". Giuste considerazioni! Da tenere ben presenti nel calibrare i nostri, a volte davvero esagerati, slanci verso la prole!

lunedì 6 febbraio 2012

Patato censore degli antichi

Patato ieri sera, prima di coricarsi, sfogliava un libretto con grande interesse, seduto sul lettone aspettando la mamma. Al termine del volume, nelle ultime due pagine, c'era la pubblicità di altre pubblicazioni della medesima casa editrice: due collane, una sulle civiltà storiche, l'altra sui fenomeni naturali. In particolare, sulla copertina di un'uscita dedicata agli antichi greci compariva un uomo, forse un lottatore, completamente nudo. Patato lo osservava con curiosità. Poi l'ha apostrofato: "Cosa fai tutto nudo? Prendi freddo! Metti calzine, pantaloncini... ". Tenero e buffo, il mio Patato! Che sa rubarmi l'anima, come nessuno mai, quando mi abbraccia con trasporto, mi dà baci umidi di muco e mi dice che sono bellissima!

venerdì 3 febbraio 2012

Piccoli teatranti crescono

Ieri sera, dopo cena, Pupi e Patato, lasciati privi di attenzioni da parte degli adulti (io e Crissy eravamo in cucina a scambiarci due parole due in autonomia e a rassettare) si sono inventati di organizzare uno spettacolo per i genitori nella loro micro-cameretta. Innanzitutto si sono cimentati nelle prove - sentivo la Pupette che spronava il piccolo a fare l'inchino in un certo modo e a lanciare baci di qua e di là (modello Wanda Osiris) -, nel predisporre lo spazio - la piccola pianola di Patato era accesa sul letto - e pure nel creare una locandina dello spettacolo, poi appesa con lo scotch alla porta della cameretta, e due biglietti su cui era scritto: "Stasera ci sara lo spetacolo di Patato e Pupi" (gli accenti e le doppie, si sa, sono un terreno accidentato in prima elementare, ma anche oltre!). Quando si sono sentiti pronti per la prima, ci hanno chiamato. Crissy era un po' riluttante nel lasciare la partita di basket che nel frattempo stava seguendo in tv. Ma è venuto. Lo spettacolo tuttavia è stato un mezzo flop, anche a causa mia: non ho attivato il motivetto registrato nella pianola nei tempi giusti, segnalati da Pupi con un cenno da dietro la tenda-sipario. Pupette e Patato hanno fatto comunque la loro entrata in scena, inciampando però nella suddetta tenda-sipario e cadendo rovinosamente a terra. Pupi era visibilmente delusa! Peccato, erano stati davvero intrapprendenti! Ma l'emozione, si sa, gioca brutti scherzi! E lo spiccato interesse del papà per il basket non consente repliche!

giovedì 2 febbraio 2012

I neri spalatori

Per far fronte all'emergenza neve che in queste ore attanaglia la città ("Ma la città ha retto": titolano i giornali di oggi!), il Comune di Milano, tramite qualche cooperativa, deve aver attivato la collaborazione di lavoratori occasionali da destinare alla rimozione della bigia poltiglia (in città non è mai candida e soffice!). Così ieri mi è capitato di vedere una scena surreale, da 2001 Odissea nello spazio, nella pedonale via Dante, che collega il Duomo con il Castello: una squadra di neri spalatori, fisici robusti e lineamenti marcati, vestiti di tutto punto (indossavano infatti tuta cerata gialla con cappuccio tirato su, stivali di gomma gialli e in più - come se non fossero già ben visibili - pettorina arancio fosforescente e catarifrangente) che attraversava la via in una formazione compatta e motivata. Dai bar per turisti presenti nella strada giungevano i commenti dei camerieri: "Arrivano i rinforzi dal Congo!". Mentre a me l'immagine suggeriva una frase tanto cara a Patato: "Mamma mia! Fanno paiura!". Ma la città ha retto, grazie ai neri spalatori.

mercoledì 1 febbraio 2012

Che bello essere coccolati!

Per quanto parli piuttosto bene per essere un bambino di due anni e due mesi, Patato certi vocaboli li pronuncia un po' a modo suo. Uno degli errori più divertenti che fa è dire coccolato al posto di cioccolato. Così la sera, dopo cena, quando la Pupette ci chiede un dolcetto dopo aver mangiato la frutta (conditio sine qua non) e io e Crissy trafughiamo di nascosto dalla dispensa pezzi di Lindt (non vogliamo infatti che i bambini mangino cioccolato la sera: ho letto in un libro di un autorevole pediatra che non va bene, fa venire l'acetone o qualcosa di simile), capita che anche Patato cerchi conforto nel derivato del cacao, dicendo: "Io voglio coccolato!". Errore quanto mai buffo ma al tempo stesso azzeccato: quale altro alimento sa infondere piacere e ottimismo come il cioccolato? Ha le prerogative di una vera e propria coccola. Ed è bello essere coccolati! Anche dall'arrivo semi-inaspettato di un pacco di prodotti genuini dalla Valtellina, portati da nonno Lovi, sprezzante della neve e delle strade gelate!