primula
Un segno di primavera
martedì 7 febbraio 2012
Autocritica
Mi ha molto colpito un articolo di Antonio Polito uscito qualche giorno fa sul Corriere della Sera. In estrema sintesi, il giornalista sosteneva che "invece di fare i genitori ci siamo trasformati a poco a poco nei sindacalisti della nostra prole, sempre pronti a batterci perché venga loro spianata la strada verso il nulla". Polito si riferiva ai padri e alle madri appartenenti alla generazione dei baby boomer e a figli di 28 anni e più ancora "parcheggiati" all'Università, definiti qualche tempo fa da improvvidi rappresentanti del Governo "bamboccioni" e più recentemente "sfigati". Ma è possibile che tale atteggiamento iper-protettivo abbia fatto scuola e sia più che mai radicato anche in noi, genitori più giovani, figli praticamente dei baby boomer o giù di lì, alle prese con bambini ancora piccoli? Faccio autocritica. Certo i figli sono al centro delle nostre vite e in continuazione ci interroghiamo su cosa sia giusto o sbagliato per loro. Cerchiamo di iscriverli alle scuole migliori, ci preoccupiamo che facciano delle attività extra e che possano partecipare alle festicciole almeno dei compagni più graditi (anche se è un vero stress riuscire a mandarceli lavorando full time!). Li affidiamo alle cure esclusive dei nonni o della tata super fidata, quando non ci siamo, mentre tutto il nostro tempo libero è a loro dedicato. Cerchiamo faticosamente, a suon di permessi chiesti al lavoro, di essere presenti alle loro recite, saggi e feste varie, così come alle riunioni e ai colloqui a scuola. Ma stop. Le ingerenze e l'iper-protettivismo cerchiamo di evitarli. Si preparano tempi duri e come scrive Polito il rischio è che ne esca "rafforzato all'inverosimile un malinteso senso di protezione verso i nostri figli; malinteso perché in realtà tradisce una sfiducia collettiva nei loro mezzi, una paura di lasciarli nuotare con le loro forze e il prima possibile, che a sua volta contribuisce a deprimere la loro autostima, assuefacendoli all'insuccesso con il metadone di una potente giustificazione morale e sociale. Senza capire che l'unico vero antidoto all'ineguaglianza è la lotta del merito e del talento per emergere negli anni dell'educazione, affrancandosi così dalla condizione sociale, familiare o geografica". Giuste considerazioni! Da tenere ben presenti nel calibrare i nostri, a volte davvero esagerati, slanci verso la prole!
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