Ci sono giorni in cui tutto va bene e mi sembra che la nostra organizzazione famigliare regga. Va bene: i bambini li vedo solo la sera, ma meglio del tempo di qualità da trascorrere insieme che interminabili pomeriggi in cui loro magari fanno i capricci e io mi sento vuota e inadeguata. Va bene: si corre sempre e ogni emergenza è una corsa a ostacoli da superare, ma ce la possiamo fare. Va bene: non c'è mai tempo per se stessi o per riordinare un armadio, ma non sono queste le cose importanti. Ma ci sono anche giorni in cui lavorare tutto il giorno e fino a tardi mi pare crudele e insopportabile. Ci sono giorni in cui desidero più di ogni altra cosa essere una di quelle mamme che stanno fuori dalla scuola alle 15.30 ad aspettare i figli: vedrei la mia Pupette scendere gioiosa i gradini dell'edificio, chiacchierando con le sue amichette. Poi faremmo la strada verso casa con altre mamme e altre bambine. Faremmo la merenda al bar con cioccolata calda e panna, perché a volte è bello concedersi dei piccoli momenti di piacere. Andremmo poi a prendere Patato al nido e lo vedremmo tutto impegnato a pre-socializzare con i suoi compagni (pare che ieri si sia parato davanti a una bambina e le abbia detto: "Tu sei bella!") e poi tutti insieme accompagneremmo Pupi a danza, le metteremmo il costumino e le faremmo la codina, fissando i cappelli con le mollette. Il part-time renderebbe possibile tutto questo e farebbe di me la donna più soddisfatta e completa del mondo. Ma "Nein, nein, nein... Qui abbiamo bisogno di gente che lavora, lavora e lavora...": ha risposto all'ultima mia richiesta la capa tedesca. Qui di seguito trovate l'elogio al part-time scritto da un'altra mamma-blogger che condivide i miei stessi sentimenti e che alla fine la riduzione d'orario l'ha avuta. E io per un po' ho smesso di leggere il suo diario online per l'invidia, odioso ma umano sentimento! Come se fosse giusto prendermela con lei e non con chi non fa nulla per incentivare la conciliazione famiglia-lavoro e rendere migliore questa società!
già, vorrei il part-time. perché con il part-time smetterei di correre e inizierei a pensare, avrei più tempo per chiacchierare con lo hobbit grande e per ascoltare le rime di quello piccolo e li andrei a prendere all’asilo che quest’anno non è mai successo ma io lo so che loro se lo aspettano. con il part-time leggerei molto, ogni tanto chiuderei gli occhi, e tutti i mercoledì pomeriggio prenderei il tè con un’amica. con il part-time farei la crostata e un bagno caldo ogni tanto e sarei una persona migliore. con il part-time mi metterei persino la crema idratante.
con il part-time sorriderei e non avrei così spesso voglia di piangere e paura di cadere in pezzi.
con il part-time sarei più simpatica e sarei contenta, seduta al centro della redazione, invece di sentirmi sola e stremata. con il part-time sarebbe tutto più facile e anche il terzo hobbit sarebbe possibile.
vorrei il part-time perché sono stanca e non è giusto che io lo sia, almeno non così tanto.
perché il part-time è un segno di civilità, di attenzione, di apertura, di ascolto, di mediazione, di fiducia, di impegno e di rispetto. perché il part-time in altri paesi è un diritto e una consuetudine, non un insulto, una forma di insubordinazione, una dichiarazione di resa.
vorrei un lavoro, il mio lavoro, part-time. ma non è possibile, dicono.
e così di part-time ho solo il marito.
Nessun commento:
Posta un commento